Dante Bellamìo, leggere il mondo come desiderio

Dante Bellamìo ci ha lasciati il 3 Dicembre 2022, a 87 anni. E’ stato tra i fondatori dell’Istituto Paulo Freire Italia.

Alcune generazioni hanno una grande fortuna: quella di poter incontrare  maestri veri. Così è capitato a noi. Per chi si è impegnato in Italia nel campo della formazione e dell’educazione degli adulti, dagli anni ’80 in poi, Dante Bellamio è stato un maestro. Ogni grande educatore presenta un tema di fondo del proprio pensare ed agire educativo. Per Dante si è trattato della capacità attenta e profonda di attraversare mondi anche molto diversi alla ricerca del senso e dei modi con i quali gli adulti imparano. Molteplici i contesti che egli ha vissuto e, a sua volta, alimentato: l’educazione degli adulti e la formazione professionale alla Società Umanitaria di Milano,  l’azienda in Rank Xerox e in Fiat), la consulenza formativa in molte aziende di settori diversi,  l’Università a Scienze della Formazione in Milano Bicocca, l’associazionismo professionale e culturale (fu uno dei fondatori, oltre che dell’IPF Italia, dell’Associazione Italiana Formatori,  della Bottega del futuro, dell’Associazione Nestore,  membro del direttivo di AISL Associazione Italiana di Studio del Lavoro), la redazione della rivista “Adultità”. Nella propria traiettoria di ricerca ci ha insegnato, facendolo concretamente, a tenere insieme rigore nella ricerca scientifica, pratica professionale e impegno culturale, sociale e politico. Dove molti vedevano contraddizioni e distanze tra mondi e idee, Dante ci ha insegnato laicamente ad osservare (fotografare, sua grande passione), ad ascoltare (la musica classica e quella popolare, altre sue grandi passioni) l’uomo e la donna concreti nel loro vivere e apprendere quotidiani. Con le ideee e le passioni, oltre le rigide barriere ideologiche che limitano la comprensione e il dialogo. Dante ci ha sempre proposto il desiderio (al posto del bisogno) come categoria fondante dell’apprendere degli adulti e del capmbiamento culturale e sociale.

La nascita e lo sviluppo della professione di formatore nel nostro Paese devono a Bellamìo un debito consistente a livello pubblico e istituzionale (soprattutto grazie all’impegno nell’ A.I.F.)  ma anche  teorico, si pensi al suo contributo per far conoscere in Italia il paradigma dell’ andragogia di Malcom Knowles, che aveva personalmente conosciuto negli U.S.A, e all’approfondimento di approcci quali la formazione (auto)biografica (con Duccio Demetrio) e la clinica della fromazione (con Riccardo Massa).

La proposta educativa, culturale e politica di Paulo Freire – come quelle di Ettore Gelpi e di Malcom Knowles –  ha rappresentato per Dante un terreno coerente per praticare un’educazione degli adulti  critica e trasformatrice. Commentando il contributo di Knowles, così Dante Bellamìo ci indicava una strada per una formazione rivolta a “uomini e donne interi”:

La posizione di Knowles, ove applicata coerentemente (e a noi piacerebbe che lo fosse in modo esteso, nelle aziende e fuori, prima e dopo di esse) rivoluziona di fatto la prassi formativa tradizionale e ancora largamente diffusa, in una direzione che i più avanzati educatori stanno già dichiarando […] quella di una formazione rivolta all’uomo e alla donna interi (con) una propria storia, una esperienza, idee convinzioni esperienze, affetti bisogni motivazioni interessi e perché no doveri.”  (D. Bellamìo, Introduzione a M.Knowles, Quando l’adulto impara, F.Angeli, Milano 2008 p. 14)

(pgr, 4 dicembre 2022)

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